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mercoledì 12 marzo 2008

La scuola italiana delle tre V di Vergogna di Stefania Fabris

La scuola italiana delle tre V di Vergogna
di Stefania Fabris

La scuola italiana delle tre V di Vergogna
1 V: dire che si sono alternati modelli ideali di scuola è totalmente falso. C’è stata e c’è un’unica Riforma della scuola, un unico progetto complessivo che soltanto il Governo Berlusconi ha saputo realizzare sebbene con qualche aggiustamento di comodo. Tale Progetto è in pieno vigore, esiste, è stato preparato già da prima, è stato solo un po’ svitato da Fioroni, ed è logico che, nel caso vincessero, verrà ripreso alla grande. Non c’è nemmeno bisogno di fare una legge perché c’è già (Legge 53, 2003) e continua a campeggiare sul sito dell’attuale MPI.
2 V : a partire dalla metà degli anni ‘90 tutti i Governi che si sono succeduti hanno proceduto in modo dissennato, per le conseguenze prodotte, ma assolutamente coerente, a squalificare il ruolo e la figura docente che aveva bisogno di più competenze culturali, più competenze psico-pedagogiche, più riconoscimento economico ( tutt’e tre le cose insieme!). Le SSIS, con tutti i loro limiti e in una condizione di costante incertezza normativa, hanno coperto una piccola percentuale della formazione/reclutamento dei docenti che invece sono approdati al ruolo attraverso: corsi di riconversione in primis, doppio canale, graduatorie ad esaurimento e corsi di abilitazione speciali. Questi, che possiamo definire nei termini di una sovrana porcata, nell’ultima tornata voluta dalla destra, gestiti dall’università e a pagamento. Tutto ciò è stato fatto in nome e per conto dei poveri precari senza sanare realmente tale piaga, anzi producendo parallelamente nuovo precariato.
3V : fraintendendo i principi costituzionali, con l’autonomia delle istituzioni scolastiche, le scuole sono state gettate allo sbaraglio, in situazioni assolutamente ingestibili finanziariamente e di illusoria libertà. La malintesa libertà dei docenti ha gravemente intaccato la libertà degli alunni di avere una scuola corrispondente ad un livello standard che in passato era garantito e corrispondeva, alla fine, al titolo di studio. Attualmente il valore legale del titolo di studio sta vacillando rovinosamente. Tutti lo sanno, molti lo vogliono, ma quasi nessuno lo dice apertamente (a parte Confindustria).
Il programma politico che vorrei:
Abrogazione della Rifoma Moratti, ripristino dei Programmi nazionali, ritorno ad una gestione centralistica e statale della scuola pubblica, indizione di concorsi pubblici per il reclutamento dei docenti, aumento significativo dello stipendio per tutti i docenti con l’obbligo contrattuale di svolgere tutte le funzioni necessarie all’espletamento del ruolo, compresi ovviamente la partecipazione qualificata agli organi collegiali, i corsi di recupero e tutte le iniziative compensative necessarie al sostegno degli alunni in obbligo scolastico fino almeno a 16 anni, e l’aggiornamento obbligatorio in servizio. Tutto ciò dovrebbe avvenire non con interventi in finanziaria, ma per legge, attraverso un corretto iter parlamentare, senza aggiustamenti ipocriti e false sperimentazioni.

Per quanto riguarda invece eventuali interventi in finanziaria a sostegno delle famiglie italiane con figli che studiano, faccio presente l’ultima V di vergogna che ho scoperto dal mio cedolino di dipendente statale, ovviamente non dai giornali: al compimento del 18esimo anno di un figlio, grazie al Governo Berlusconi, i genitori, quand’anche mono, hanno perso gli assegni familiari ( nel mio caso una cifra che annualmente potrebbe a mala pena coprire la spesa per i libri, ma non quella dei quaderni, né tanto meno dell’abbonamento dell’autobus, per dire). Già, perché il figlio che è in IV superiore potrebbe invece un po’ andarsene a lavoricchiare, no? Benissimo. Faccio presente che la mia generazione è stata coperta dagli assegni familiari fino al 26esimo anno ( io ero già di ruolo…) e così uno si spiega come mai l’attuale generazione dei nonni ci sta ancora mantenendo tutti! Ecco, bene. Poi viene il Governo Prodi e finalmente reintroduce gli assegni familiari: scopro in questi giorni però che i figli devono essere almeno tre ( io purtroppo sono riuscita a farne solo due), ma soprattutto che quello che compie 18 anni deve essere in apprendistato ( mio figlio fortunatamente va al liceo e ha voglia di studiare). Questa è la politica della famiglia svolta in Italia in questi anni per mandare a scuola i nostri ragazzi. Certo dimenticavo che se invece uno li iscrive in una scuola privata, la sua Regione gli dà un cospicuo assegno a prescindere dal reddito! Vergognissima! Voglio un progetto politico contrario all’autonomia, alla regionalizzazione del sistema, alla privatizzazione della scuola.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

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